Progetto Piero della Francesca
All’inizio degli anni ‘80 la Soprintendenza aretina, responsabile del patrimonio della provincia, e prima di tutto dei capolavori di Piero della Francesca, rendendosi conto dell’evidente progresso nel deperimento degli affreschi, decise che occorreva avviare le più ampie e approfondite indagini, sia scientifiche sia storiche, per poter comprendere le origini e le cause del progredire dei fenomeni che minacciavano di distruggere gli affreschi, al fine di mettere a punto le più corrette metodologie di risanamento non solo delle pitture, ma anche dell’ambiente che le contiene, per assicurare una conservazione futura al prezioso capolavoro.
Nel 1985 la Soprintendenza di Arezzo inizia una prima campagna di indagini sullo stato degli affreschi, dando il via ad un programma assai complesso, tra i più avanzati e completi nel campo del restauro scientifico in Italia e nel mondo, denominato "Progetto Piero della Francesca".
Sponsor unico del Progetto dall’inizio delle indagini fino al completamento del restauro è la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.
Il "Progetto" è stato impostato e portato avanti dalla Soprintendenza di Arezzo con la più ampia articolazione delle ricerche e delle indagini a pieno campo che sia mai stata realizzata ai fini di un restauro, proprio in considerazione delle condizioni di particolare degrado del grande capolavoro, che andava rapidamente peggiorando e per il quale fino a quel momento, non erano state individuate tecnologie risolutive per il risanamento. È stato perciò necessario un lungo lavoro preliminare che ha visto l’impegno di enti statali e istituti di ricerca pubblici e privati, in modo da coinvolgere tutte le possibili competenze scientifiche, capaci di affrontare con le tecnologie diagnostiche e i metodi più rigorosi i problemi così complessi che gli affreschi presentavano.